Master Accessori Moda: perché in Arsutoria School il Master in calzature e il Master in borse si chiamano Diploma

La parola “Master” è spesso utilizzata – erroneamente – come sinonimo di formazione di eccellenza. E questo vale anche per il settore della calzatura e della pelletteria. Ma le cose non stanno proprio così.  Per essere chiamato Master, un corso di formazione deve rispettare determinati requisiti che esulano dal semplice concetto di buono/cattivo.  I master […]

La parola “Master” è spesso utilizzata – erroneamente – come sinonimo di formazione di eccellenza. E questo vale anche per il settore della calzatura e della pelletteria.

Ma le cose non stanno proprio così. 

Per essere chiamato Master, un corso di formazione deve rispettare determinati requisiti che esulano dal semplice concetto di buono/cattivo. 

I master non sempre sono corsi di formazione d’eccellenza e non sempre sono migliori di un normale corso o programma di formazione. 

Cerchiamo di fare chiarezza.

Che cosa è un Master e quando un corso di formazione può essere chiamato tale

Cominciamo dicendo che i master si dividono tra universitari e non universitari. I primi sono soggetti a disposizioni di legge e sono parte integrante del sistema universitario; i secondi, invece, sono erogati da enti formativi privati che ne definiscono autonomamente caratteristiche e requisiti.

E mentre i master universitari hanno sempre una validità riconosciuta, perché erogati dal Ministero dell’Istruzione, i secondi hanno valore solamente se riconosciuti da enti o associazioni di certificazione.

In altre parole, un master – anche nel settore delle calzature e della pelletteria – dev’essere riconosciuto da un ente di certificazione per essere chiamato tale.

Inoltre, i master possono essere frequentati solamente da chi ha portato a termine un percorso di studi universitario, conseguendo una laurea triennale o magistrale.

Tutto questo non potrebbe mai valere per i nostri corsi di formazione. Vediamo perché.

Master Calzature e Master Borse: noi li chiamiamo Diploma

Per prima cosa Arsutoria School non è un ente universitario bensì un centro di formazione accreditato attraverso Regione Lombardia, perché in Italia la formazione tecnica professionale è in buona parte gestita direttamente dalle singole Regioni anche se in virtù di linee guida nazionali che fanno capo al MIUR (il Ministero dell’Istruzione).

Ottenere l’accreditamento è stato sicuramente un risultato importante per Arsutoria School e ci permette di organizzare alcuni percorsi di formazione gratuiti perché finanziati.

Ma in totale trasparenza possiamo affermare che i nostri studenti dei corsi a catalogo continuano a sceglierci per quello che rappresentiamo nel mondo della formazione sugli accessori moda (scarpe e borse). 

Arsutoria School è da 75 anni il referente del settore e proprio grazie alla continua comunicazione e collaborazione con aziende leader, siamo in grado di offrire una formazione aggiornata e che combacia completamente alle esigenze formative del mondo calzaturiero e pellettiero.

Così facendo, formiamo giovani professionisti che acquisiscono durante il loro percorso competenze immediatamente spendibili e manteniamo quindi degli standard formativi molto elevati. A dirlo non siamo noi, ma i nostri studenti ed ex studenti e le loro Storie di Successo.

Arsutoria School è una scuola di formazione professionale, e il nostro obiettivo è insegnare l’arte del saper fare della calzatura e della pelletteria, eccellenza del Made in Italy. Di conseguenza, dato che  questo ‘saper fare’ si può apprendere solo nel mondo del lavoro, non riteniamo che i nostri studenti abbiano bisogno di un riconoscimento universitario per accedere ai nostri percorsi formativi. 

La nostra scuola è aperta a tutti coloro che sono interessati a intraprendere un percorso di formazione nel settore dell’accessorio: giovani diplomati che vogliono imparare un mestiere pratico; ragazzi laureati che vogliono specializzarsi nell’ambito delle calzature e della pelletteria; ma anche professionisti del settore che vogliono semplicemente approfondire le loro conoscenze.

Ecco perché il master calzature, il master borse e il master accessori da noi si chiamano Diploma Calzature, Diploma Borse e Diploma Accessori

E non di certo perché valgono di meno di un master di formazione vero e proprio.

Diplomi Calzature, Borse e Accessori: non è la parola Master a determinare l’eccellenza dei nostri corsi

È il mercato stesso a determinare la validità della nostra formazione. I nostri diplomi di un anno nell’ambito delle calzature, della pelletteria e dell’accessorio sono da sempre percorsi formativi di altissimo valore ed eccellenza

Dal 1947 formiamo le future generazioni di designer, modellisti nonché product developers o project managers della calzature e della pelletteria. E da allora sono tantissimi i nostri studenti ed ex-studenti che lavorano o hanno lavorato per i migliori brand di moda internazionali

La nostra eccellenza formativa è conosciuta e riconosciuta a livello mondiale in tutte le principali realtà di settore. 

Se non ci credi, prova a metterci alla prova, compila il form in fondo a questa pagina ed entra in contatto con le nostre Admissions manager.

La formazione moda ai tempi del covid

Alla ricerca di una frase che potesse sintetizzare i valori alla base del Made in Italy del futuro, da cui partire per parlare di formazione, ci siamo imbattuti in questo semplice motto: “Ad oggi, un prodotto moda non basta più che sia bello e ben fatto: deve essere bello, ben fatto e sostenibile”. Il bello […]

Alla ricerca di una frase che potesse sintetizzare i valori alla base del Made in Italy del futuro, da cui partire per parlare di formazione, ci siamo imbattuti in questo semplice motto: “Ad oggi, un prodotto moda non basta più che sia bello e ben fatto: deve essere bello, ben fatto e sostenibile”.

Il bello

Parlando di “bello” non si può non pensare all’Italia: storia, arte, paesaggi e città sono stati per secoli fonte di ispirazione per i più grandi artisti. Eppure, se anche tanti ruoli di direzione creativa nelle grandi maison della moda sono oggi occupati da italiani, ci sentiamo di affermare che la creatività non è affatto un’esclusiva dei designer italiani, ma, piuttosto, è una caratteristica diffusa a livello internazionale: ci sono designer straordinari, provenienti da tutto il mondo, che si sono formati nelle principali scuole di design e di moda, molte delle quali si trovano proprio in Italia. La grande maggioranza di questi designer ha un sogno: produrre abiti e accessori in Italia sfruttando lo straordinario patrimonio di storia, cultura e competenze che ci appartiene profondamente.

Ed è proprio questo motivo che ha spinto molte scuole di moda ad aprire le loro sedi nelle principali città Italiane di cultura e arte: Milano, Firenze, Roma e Venezia. Basta avvicinarsi alle sedi di queste scuole, per percepire appieno la multiculturalità della comunità studentesca. Accogliere per i tre anni di un diploma di laurea, o per i due anni di una specialistica, o per l’anno di master, studenti provenienti da tutto il mondo è un’opportunità straordinaria per l’Italia e per tutti i marchi che il nostro paese rappresenta, trattandosi di giovani spesso dotati di risorse economiche importanti che vengono a conoscere i luoghi, la lingua, la cultura, il cibo italiani. Giovani, che portano in Italia non solo ricchezza materiale, ma anche una pluralità di esperienze, di culture e soprattutto di talenti, che non possono essere trascurati. Facile, quindi, comprendere, l’impatto negativo, che le restrizioni agli spostamenti internazionali imposte dal Covid possano avere avuto sul settore della formazione: la “remotizzazione” della didattica ha parzialmente ovviato, ma è chiaro a tutti che, in una prospettiva temporale a lungo termine, l’unica via possibile è quella di poter tornare ad accogliere gli studenti stranieri nelle città italiane.

Ben fatto

Ben fatto” è il valore precipuo, che distingue i prodotti realizzati nelle fabbriche italiane, da quelli fatti in tutto il resto del mondo. L’apertura del commercio internazionale ai paesi del Far East, e, in particolare, l’ingresso massivo dei prodotti a basso costo nei mercati europei, avvenuto negli ultimi trent’anni, ha scatenato molteplici dinamiche che hanno avuto effetti profondi sulla struttura manifatturiera italiana delle scarpe e delle borse. Solo per citarne alcuni: la delocalizzazione di parte della produzione alla ricerca di un costo sempre più basso della forza lavoro e i riflessi sull’etichettatura “made in”, la focalizzazione della manifattura italiana su prodotti moda posizionati nelle fasce di prezzo più alte e la conseguente riorganizzazione sempre più flessibile delle fabbriche. C’è chi sostiene, che una parte significativa delle fabbriche italiane si siano trasformate in centri di sviluppo prodotto e di produzione di piccole serie al servizio di designer e di potenti maison internazionali.

In ogni caso non c’è dubbio che l’impareggiabile vantaggio competitivo della manifattura italiana delle scarpe e delle borse, risiede nella capacità globalmente riconosciuta di trasformare le migliori idee creative in manufatti di assoluta eccellenza e nel “capitale umano”, che resta l’anima del prodotto Made in Italy, artefice di quella bellezza e fattura di pregio uniche e riconosciute in tutto il mondo.

Da qui la rilevanza del tema della preservazione delle competenze tecniche e delle capacità manuali, che connotano e distinguono il savoire faire di coloro che creano gli abiti e gli accessori Made in Italy. E tuttavia, da argomento di grande attualità, che ha raggiunto il suo apice in occasione dell’entrata in vigore di “quota 100”, sembra decisamente derubricato in questi ultimi due anni, messo in ombra dalle discussioni sugli effetti della pandemia.

Eppure, il tema continua ad essere estremamente attuale, se non ormai critico. Probabilmente, in periodo di crisi, ha perso qualche posizione nella lista delle priorità degli imprenditori, dei manager e dei decision maker politici, ma, certamente, è un argomento destinato a tornare alla ribalta. In primo luogo, perché in Italia continua a crescere l’età media della popolazione che occupa i ruoli chiave di queste professioni manifatturiere, che, pur essendo svolte all’interno di un contesto industriale, mantengono un’importante componente manuale e artigianale, che richiede anni di formazione sul campo per assicurarsi le figure senior, che oggi garantiscono l’eccellenza delle produzioni.

Sostenibile

Sostenibile” senza alcun dubbio è la parola chiave di questi ultimi anni, soprattutto del biennio pandemico. Un termine complesso, da padroneggiare in tutte le diverse sfaccettature nelle quali può essere declinato. L’unica cosa certa è che non si può più prescinderne ed è difficile pensare di riuscire ad evitare il confronto ancora a lungo, in qualsiasi segmento del mercato della moda.

In particolare, parlare di sostenibilità in riferimento alla manifattura delle scarpe e delle borse tradizionalmente prodotte in Italia aggiunge, a tutte le questioni della manifattura, anche quelle relative all’impatto delle filiere a monte e, in particolare, quella della pelle, storico materiale caposaldo della produzione Made in Italy.

Stanno nascendo corsi di formazione che affrontano, nello specifico, i temi della sostenibilità e in particolare quelli legati al prodotto moda. È chiaro però che la giusta direzione dev’essere quella di una profonda permeazione di questi argomenti nella didattica. Chi fa formazione lo sa bene: le domande su questi temi, da parte degli studenti, sono all’ordine del giorno e non è possibile farsi trovare impreparati.

Il vero punto critico è che l’argomento è davvero molto ampio: l’analisi fatta “cradle-to-grave” (dalla culla alla tomba) che è l’unica via per fotografare, in onestà e trasparenza, l’impatto di un prodotto sull’ambiente, richiede grande competenza tecnica e sinergia tra tutti gli attori della filiera produttiva, specialmente in settori dalla filiera lunga, articolata e che tradizionalmente sono poco abituati ad una rilevazione metodica e dettagliata di ogni passaggio, prassi, invece, consolidata, nelle industrie più avanzate.

Progettare la formazione moda

Tracciato, dunque, il contesto di riferimento ed evidenziati i valori principali da tenere sempre presenti nel progettare ed organizzare la formazione nel settore moda, ci possiamo chiedere quali altri temi porre in primo piano nella formazione. Ne abbiamo evidenziati quattro, che riteniamo essere delle priorità da tenere bene in considerazione nella programmazione didattica.

Il ruolo del digitale

In un mondo in cui bisogna interagire in tempi rapidissimi con clienti e fornitori, che si trovano ovunque nel mondo e che, come è successo negli ultimi due anni, possono avere difficoltà a spostarsi, la cultura del digitale è imprescindibile per migliorare l’efficienza ed accorciare i tempi delle decisioni. Ad ogni livello nelle aziende oggi è fondamentale avere familiarità con la tecnologia e la formazione ne deve tenere conto. Per chi si occupa come noi direttamente di prodotto gli argomenti sono tanti: programmi di grafica, presentazione e video, software per la progettazione CAD, scansione e modellazione 3D, digitalizzazione materiali, render ed animazione, software per la catalogazione e per l’organizzazione del ciclo di vita del prodotto. Forse, la sfida, oggi, è quella di capire qual è il confine tra tecnologia come mezzo e come fine, sulla scia di quanto ha affermato Claudio Marenzi nella settimana di Pitti al convegno The Future of the Fashion Industry:

Per quanto successo possano avere gli NFT e il Metaverso bisogna ricordare che la gente non si vestirà di pixel

Claudio Marenzi

Frase provocatoria che non crediamo voglia liquidare le potenzialità del business degli asset digitali, ma che intenda, soprattutto, riportare l’attenzione sul tema centrale, che è quello di formare i giovani al “fare” un prodotto.

Formare i giovani ai mestieri tecnici

Argomento estremamente controverso e di difficile soluzione. È possibile pensare a professioni di fabbrica, che siano attrattive per i ragazzi e per le loro famiglie? Se non si risolve questo dilemma, è chiaro che siamo destinati a vedere sfilacciarsi il tessuto delle competenze tecniche necessarie per produrre scarpe e borse di alta qualità. Credo che gli argomenti all’ordine del giorno siano tanti: innanzitutto, ci dobbiamo chiedere quale immagine veicoliamo quando parliamo di figure professionali tecnico/manuali e dell’ambiente in cui si troveranno a lavorare, poi, attraverso quali linguaggi e quali canali possiamo attrarli verso questo tipo di professioni e, infine, in che modo possiamo organizzare la didattica, da una parte per essere in grado di formare figure professionali necessarie alle aziende di settore per essere veramente competitive nel futuro, dall’altra per soddisfare aspettative e ambizioni dei giovani. Personalmente, credo ci sia spazio per attrarre e formare ruoli tecnici per le fabbriche, ma ritengo anche che sia indispensabile “nobilitare” queste professioni arricchendole di competenze, ampliandone il ruolo e valorizzandole.

Introdurre in azienda buone pratiche organizzative

I ruoli di coordinamento ed organizzazione sono sempre stati fondamentali nell’industria delle scarpe e delle borse. Tuttavia, se si vogliono raggiungere obiettivi di efficienza e, al tempo stesso, di costanza nella qualità delle produzioni industriali, è fondamentale avere in azienda figure capaci di tenere insieme le istanze dei diversi reparti aziendali e dei fornitori/terzisti, sempre nel rispetto delle tempistiche dei clienti. È verosimile che, nel cercare di comprendere quali competenze stiano alla base della formazione di chi lavora in ruoli di coordinamento nel settore degli accessori moda, troveremo un mix di tutti gli altri aspetti di cui stiamo parlando in questo articolo. Ci sono, tuttavia, strumenti e competenze specifiche, a supporto della programmazione e del coordinamento organizzativo, che ritengo sia importante conoscere.

L’importanza delle soft skills

se vi state chiedendo cosa significhino queste due parole usate ed un po’ abusate in questi anni, pensate a quando vi hanno chiesto un suggerimento su qualcuno da assumere. Viene sempre naturale suggerire persone che riescono ad inserirsi in un gruppo di lavoro e a relazionarsi, con tutti, con intelligenza e riguardo, che hanno rispetto per l’organizzazione e le tempistiche, che non vanno in crisi di fronte alle difficoltà. Sviluppare queste caratteristiche durante il percorso formativo è una sfida, ma anche una necessità, se vogliamo formare una nuova generazione di professionisti completi e preziosi, perché in grado di contribuire al successo delle aziende non solo con mani esperte, ma anche con menti vigili e aperte.


Di fronte alla vastità e alla complessità di queste sfide educative, chi si occupa di formazione tecnica si sente spesso impreparato. Eppure, è evidente che le aziende, oggi più che mai, hanno bisogno di persone con un bagaglio di caratteristiche più ampio e variegato, di quello che sarebbe bastato qualche anno fa. È chiaro quindi che le professioni alle quali oggi dobbiamo preparare i nostri studenti richiedono, ovviamente, una solida base di competenze tecniche tradizionali, ma anche capacità che oltrepassano le pure e sole abilità tecniche di progettazione e produzione.

Corsi online di Design e Modelleria Calzature e Borse: l’offerta Arsutoria School, tra certezze e nuove emozionanti sfide

Fino a febbraio 2020 ero convinto che la struttura e l’offerta dei corsi online di design e modelleria di Arsutoria School sarebbe stata sempre molto limitata, o quantomeno marginale. Da quel fatidico febbraio 2020, dall’arrivo della pandemia, tutto è cambiato.Evidentemente mi sbagliavo… Come abbiamo pensato i corsi online di design e modelleria scarpe e borse: […]

Fino a febbraio 2020 ero convinto che la struttura e l’offerta dei corsi online di design e modelleria di Arsutoria School sarebbe stata sempre molto limitata, o quantomeno marginale. Da quel fatidico febbraio 2020, dall’arrivo della pandemia, tutto è cambiato.
Evidentemente mi sbagliavo…

Come abbiamo pensato i corsi online di design e modelleria scarpe e borse: il nostro percorso di trasformazione digitale non è iniziato durante la pandemia

Come dice il titolo, il nostro approccio al digitale è iniziato parecchio prima rispetto a quel maledetto febbraio 2020.

Circa dieci anni fa, nel 2012, la nostra scuola era stata incaricata dalla FFANY USA, l’Associazione dei Brand e Retailer di calzature (organizzatrice della fiera di New York), di pensare, strutturare e fornire dei corsi di formazione online per il settore calzature. L’obiettivo era quello di renderlo accessibile, fornendo una base di formazione tecnica, anche alle figure meno coinvolte nei processi produttivi di sviluppo di un prodotto calzaturiero, e quindi buyer, merchandiser, store manager, etc…

Così iniziammo a studiare, con i colleghi i più famosi e importanti, portali e piattaforme americane che offrivano i primissimi corsi online: Coursera.org, Moodle come piattaforma, Udemy, e tanti altri.

Di acqua sotto i ponti ne è passata, per loro e anche per noi.

Con i colleghi ci impegnammo a parlare con diversi membri del board della FFANY e raccogliemmo i loro preziosi consigli su come poteva essere la nostra struttura di formazione online per le calzature e le borse. Al di là del mio mentore Joe Moore, allora Presidente e CEO di FFANY, ricordo particolarmente due riunioni: la prima con Jim Issler, carismatico CEO di HH Brown, che condivise 10 fogli ricchi di appunti; la seconda con la meravigliosa Anna Bakst, che nel 2021 era Presidente della divisione accessori (calzature e borse) della Michael Kors.

Corsi online di calzature e borse: il nostro primo esperimento sul mercato

Dopo tutti questi incredibili consigli, il risultato fu un percorso di dieci ore, organizzato su tre corsi:

Le famiglie delle scarpe;
La vita di una Calzatura;
Materiali e componenti delle scarpe.

Erano 30 video di circa 20 minuti ciascuno. In 10 anni, più di 1.000 professionisti del settore hanno fruito questi video per acquisire una competenza base sulla terminologia e sui concetti fondamentali su come è fatta una scarpa.

Mi piace sempre pensare che questo primissimo approccio al digitale della nostra scuola abbia aiutato tanti colleghi internazionali ad appassionarsi al mondo, affascinante e complesso, della manifattura delle calzature.

Per costruire questi primi video online, ci volle circa un anno: traduzioni dall’italiano all’inglese, voice-over con doppiatori professionisti, preparazione dei quiz per verificare le reali competenze acquisite dagli studenti … quasi tutto nuovo per noi.

Scoprimmo il significato di parole come LMS, SCORM, sviluppammo un’app iOS interna per poter scaricare i video e poterli consultare anche offline. Volevamo fornire a tutti gli studenti online la migliore esperienza possibile.

Come sono cambiati i corsi online di design e modelleria: siamo nel 2020 e..

A fine febbraio successe l’imprevedibile: il Governo italiano impose di chiudere la scuola per garantire tutte le misure di sicurezza. I contagi dovuti al virus Covid-19 stavano aumentando vertiginosamente.

In un attimo ci trovammo dentro una pandemia che coinvolgeva ogni angolo del pianeta. Nessuno escluso.

Gli studenti internazionali partirono in fretta e furia per far ritorno nei loro paesi, anche gli studenti italiani fecero ritorno nelle loro regioni. In 2 settimane la scuola piena di ragazze e ragazzi, piena di vita, si svuotò.

Dopo un primo e inevitabile stupore, ci rimboccammo le maniche e iniziammo a pensare cosa avremmo potuto fare per affrontare una situazione inedita e di lunga durata, garantendo comunque i nostri corsi sulle calzature e sulle borse.

La sfida più importante era riuscire a trasmettere le competenze tecniche della nostra scuola, ovvero il famoso “saper fare”, pratico e manuale, a persone che non si sarebbero trovate fisicamente all’interno di una classe o di un laboratorio.

Decidemmo così di acquistare delle attrezzature per le riprese video: ci aiutarono i colleghi della divisione editoriale della rivista Arsutoria Magazine, che già da anni avevano iniziato a utilizzare linguaggi e contenuti video per l’attività editoriale.

Iniziammo così a girare, in piena pandemia, dei video nei quali mostravamo come realizzare i modelli delle calzature.

Continuando la nostra storia nella formazione online di design e modelleria, di scarpe e borse, discutemmo a lungo sull’opportunità di organizzare delle lezioni live o di registrare dei video (formula on-demand).

Alla fine, capimmo che la soluzione qualitativamente migliore per i nostri studenti, anche tenendo in considerazione i vari fusi orari sui quali si trovano, sarebbe stata quella di registrare le lezioni.

Scegliemmo, quindi, un approccio alla didattica di tipo misto: lezioni registrate, che potevano essere viste e riviste anche diverse volte, con l’aggiunta ogni settimana di revisioni online con gli insegnanti, individuali e di gruppo.

Ci rendemmo conto che, per quanto fosse difficile trasmettere il sapere artigianale a distanza attraverso i video delle calzature, questa modalità aveva dei vantaggi: primo tra tutti la possibilità di personalizzare la didattica e formare ogni studente con modalità e tempi diversi seguendo meglio i ritmi di ciascuno.

Corsi online di Design e Modelleria Calzature e Borse: il nostro attuale programma di studi

Dopo quasi due anni dal quel febbraio 2020, in cui il nostro modo di vivere è cambiato, abbiamo a disposizione centinaia di ore di formazione online su calzature e borse. Gli argomenti sono quasi tutti quelli insegnati nei corsi presenziali, dalla modelleria tradizionale, all’utilizzo dei CAD 2D e 3D, al design a mano e alla grafica digitale.

Manca una parte fondamentale che è la prototipa: forse troveremo un modo per insegnare online anche come realizzare un prototipo di scarpa o di borsa ma oggi ci scontriamo con il fatto che la nostra didattica tradizionale utilizza i macchinari industriali ed è poco realistico pensare che gli studenti che frequentano da remoto possano avere a disposizione lo stesso tipo di attrezzature.

Ma arriviamo ai giorni nostri

E’ il 7 Gennaio del 2022 e possiamo dirci orgogliosi di poter proporre i nostri corsi online. Addirittura, possiamo offrire il Diploma Annuale nella modalità online remota. Questo ha dato la possibilità di frequentare la formazione Arsutoria School anche a chi non ha la possibilità di viaggiare verso Milano e partecipare ai corsi presenziali.

Quali saranno le prossime sfide da affrontare?

In questo momento buona parte dell’attenzione della nostra squadra è verso la formazione per i professionisti, cioè i corsi per chi non è in grado di dedicare il 100% del tempo alla formazione.

L’abbiamo chiamata formazione “on-demand” e ha delle necessità differenti, sia in termini di utilizzo del tempo sia di livello di approfondimento.

Chi già lavora predilige una formazione “polverizzata” nel tempo, cioè che può essere frequentata anche per pochi minuti al giorno. Inoltre è chiaro che una persona che già lavora ha necessità molto mirate ed è meno interessato a una formazione ampia di base quanto piuttosto a dare una risposta competente e professionale a delle richieste formative precise. Quello che definiremmo upgrade delle competenze nel settore calzature e borse.

Rafforzare la proposta di corsi online, ampliando anche il nostro set di partnership, con l’obiettivo di dare vita a un portale completamente dedicato alla formazione continua nel settore calzaturiero, della pelletteria e degli accessori: è questa la nostra sfida più grande al momento.

Ma, di questo, ne sentirete parlare presto.

Matteo Pasca
Direttore Arsutoria School

In My Shoes: Arsutoria School partecipa al contest calzaturiero di MICAM Milano

Quest’anno l’obiettivo del concorso organizzato da MICAM Milano In My Shoes, per la categoria Design a Footwear Product, era quello di provare come le calzature possano essere più sostenibili per il nostro pianeta senza per questo trascurarne l’estetica e senza perdere il proprio patrimonio culturale di riferimento. Sono stati 23 i progetti presentati al concorso, […]

Quest’anno l’obiettivo del concorso organizzato da MICAM Milano In My Shoes, per la categoria Design a Footwear Product, era quello di provare come le calzature possano essere più sostenibili per il nostro pianeta senza per questo trascurarne l’estetica e senza perdere il proprio patrimonio culturale di riferimento.

Sono stati 23 i progetti presentati al concorso, e solamente 6 sono sono stati selezionati per la premiazione finale. Tra questi anche due progetti di alcuni dei nostri studenti:

  • Giulia Iannaccone e Matteo Sorgato con “Orango Sneaker”;
  • Shivani Netalkar e Ansh Kohli con “E.W.A.”.

La cerimonia di premiazione finale si è tenuta il 23 settembre 2020 tra i padiglioni del MICAM Milano di fronte a una giuria d’eccezione: Karl Schlect, Ubaldo Malvestiti e Clara Garcovich.

Karl Schlecht è il “product man” di Thierry Rabotin – Parabaigo Collezioni, un’azienda manifatturiera italiana di Milano, e ne rappresenta la sua anima più internazionale.

Ubaldo Malvestiti è il responsabile del prodotto e il direttore creativo di SearchnDesign, un design lab con sede nel centro Italia (Civitanova Marche) specializzato nello studio e nello sviluppo di progetti innovativi di calzature e accessori per conto di marchi internazionali.

La carriera imprenditoriale di Clara Garcovich è iniziata con Igp – Innovative Golf Projects, agenzia fondata nel 1997 con l’obiettivo di coniugare il suo lavoro di organizzatrice di eventi con la sua passione per il golf. Nel 2002 ha fondato Clara Garcovich Events and Public Relations, aprendosi al settore delle pubbliche relazioni e dell’ufficio stampa, con uno staff dedicato anche alle attività di Digital Public Relation.

Gli studenti hanno presentato i loro progetti alla giuria in collegamento da remoto, che li ha analizzati e valutati. Con nostro grande orgoglio, Giulia e Matteo con la loro “Orango Sneaker” si sono aggiudicati il 2° posto, mentre “E.W.A.” di Ansh e Shivani è stato il progetto che ha ottenuto il maggior consenso da parte del pubblico social.

Orango Sneaker”, il progetto In My Shoes di Giulia Iannaccone e Matteo Sorgato

Il progetto Orango Sneaker nasce dalla volontà di preservare l’ambiente di origine dell’orangotango, un animale tipico del Sud-Est Asiatico.

Alla vendita di ogni paio di scarpe è infatti prevista la piantumazione di un albero nell’ecosistema Leuser, a Sumatra (Indonesia), che è una delle più grandi foreste vergini rimaste nel Sud-Est asiatico e patria dell’orango. L’obiettivo è quello di ripristinare zone disboscate illegalmente e contribuire alla preservazione degli animali selvatici, oltre che di un’impareggiabile biodiversità di piante e insetti. Questa iniziativa affianca idealmente quella del motore di ricerca Ecosia: Indonesia (SOS), proteggiamo la patria degli orangotanghi.

Non solo l’acquisto della calzatura andrà a incidere positivamente a livello ambientale, ma anche la calzatura stessa, prodotta con materiali 100% di origine naturale.

Orango Sneaker nasce dall’esigenza di creare un capo iconico per i nostri tempi, ma che richiami in modo attivo, efficace e risoluto la call to action contro la progressiva distruzione dell’ecosistema terrestre.

La moda è un settore altamente inquinante e comporta un consumo e spreco ipertrofico di risorse. Sneaker Orango è un oggetto che appartiene al settore moda, ma non al suo sistema: è un oggetto di moda ma anche di design dallo stile chunky ma leggero, streetwear ma creato con fibre di origine naturale o riciclate, che lo rendono leggero e non gravoso per chi lo porta e per il pianeta. ”

Una sneaker che diventa il medium iconico di un importante messaggio ambientalista.

E.W.A.” il progetto In My Shoes di Shivani Netalkar e Ansh Kohli

E.W.A Immortal Shoe si ispira ai tre elementi principali della natura da preservare: Terra, Acqua e Aria. A cominciare dal design, che è ispirato al bellissimo effetto delle onde d’acqua, all’importanza della traspirazione dell’aria e ai maestosi disegni del suolo della Terra.

La calzatura, progettata per essere multifunzionale, può essere utilizzata in due modi diversi: come sneaker e come sandalo, grazie all’uso di un componente speciale, l’In-sock. Posizionando il calzino all’interno della tomaia, la calzatura diventa una sneaker. Viceversa, togliendo la calza dalla tomaia, diventa un sandalo. Il design è semplice e funzionale. Basta cambiare i colori dell’In-sock per ottenere un look completamente nuovo, che rende la calzatura versatile e adatta a qualsiasi stagione.

Ansh e Shivani non si sono fermati alla teorizzazione della loro calzatura ma si sono spinti oltre, realizzandone anche il prototipo. I materiali di produzione della calzatura provengono dai migliori fornitori del mondo, e tutte le componenti che la costituiscono, dalla pelle della tomaia fino agli adesivi, ai puntali e ai rinforzi, sono totalmente sostenibili ed eco-compatibili.

Un progetto davvero completo e ben sviluppato in ogni sua parte.

Arsutoria School aderisce a Leather Naturally per sostenere l’uso della pelle

A partire da quest’anno, Arsutoria School è diventata membro di Leather Naturally, un’associazione internazionale di cui fanno parte associazioni, conciatori, produttori di ausiliari chimici e tecnologia conciaria di tutto il mondo, nata per contrastare gli attacchi ingiustificati alla pelle attraverso la diffusione di informazioni chiare e complete basate su fatti e dati scientifici. Ars Tannery, […]

A partire da quest’anno, Arsutoria School è diventata membro di Leather Naturally, un’associazione internazionale di cui fanno parte associazioni, conciatori, produttori di ausiliari chimici e tecnologia conciaria di tutto il mondo, nata per contrastare gli attacchi ingiustificati alla pelle attraverso la diffusione di informazioni chiare e complete basate su fatti e dati scientifici.

Ars Tannery, la rivista del gruppo Edizioni AF che si occupa di sostenibilità nei processi di concia della pelle, è media partner di Leather Naturally fin dalla sua nascita.

E così quest’anno, anche Arsutoria School ha deciso di dare il suo contributo e sostenere Leather Naturally, diventandone membro.

Che cos’è Leather Naturally?

Leather Naturally è un’associazione non-profit con sede in Olanda che si occupa di educare e promuovere l’utilizzo della pelle. La sua mission è quella di incentivare l’uso della pelle sostenibile in tutto il mondo e di ispirare e informare designer, creatori e consumatori sulla sua bellezza, qualità e versatilità.

Sul suo sito è presente una sezione contenente schede informative sulla pelle e sulla sua produzione. Questi report sono accessibili e facilmente scaricabili per chiunque, educatori, studenti e tutti coloro che desiderano accedere a informazioni trasparenti riguardanti il settore della pelle.

Oltre che attraverso il sito e i principali canali social, da poco più di un anno Leather Naturally promuove la cultura della pelle anche attraverso la nuova piattaforma di comunicazione globale Metcha, una sorta di magazine online mirato alla conquista del pubblico più giovane.

Metcha tratta argomenti legati alla moda e al design, pubblicando foto di prodotti innovativi, interviste a stilisti di punta e articoli di vario tipo legati alla bellezza e alla sostenibilità dei prodotti in pelle. Uno dei punti di forza di Metcha è la collaborazione con brand e designer che raccontano le loro esperienze con la pelle offrendo interessanti testimonianze di storie di successo.

Perché Arsutoria School ha deciso di aderire a Leather Naturally

La pelle, oltre a essere un materiale di notevolissimo pregio e bellezza, ha delle caratteristiche che la rendono molto più eco-sostenibile rispetto a svariati concorrenti.

È un materiale che garantisce un’elevata durata del prodotto nel tempo, è totalmente riciclabile, versatile e può essere facilmente riparato. È di origine 100% naturale e se trattato correttamente, attraverso lavorazioni sostenibili ed eco-compatibili, risulta essere uno dei migliori alleati per creare prodotti a basso impatto ambientale.

È proprio per questo che in Arsutoria School, da sempre, promuoviamo l’utilizzo della pelle all’interno dei nostri corsi. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i nostri studenti all’utilizzo di un materiale che è sinonimo non solo di un prodotto di qualità ma anche, e soprattutto, di un prodotto creato nel rispetto dell’ambiente. Insegniamo loro come trattare correttamente questo materiale, riservandogli il rispetto dovuto.

Ecco perché ci è sembrato naturale entrare a far parte di questa realtà. Perché Leather Naturally sostiene e promuove un concetto a cui Arsutoria School è profondamente e intimamente legata, da sempre.

La formazione nelle fabbriche calzaturiere

Quali sono le figure professionali che lavorano in una fabbrica calzaturiera e quali sono i corsi disponibili per diventarne parte?

La produzione delle scarpe: tra artigianalita’ e industria

Il primo aspetto da mettere in evidenza è che nonostante la meccanizzazione che è avvenuta nel corso di questo secolo e a seguito della rivoluzione industriale, la fabbricazione della calzatura ha ancora degli aspetti fortemente artigianali: la conoscenza e l’abilità manuale di chi utilizza i macchinari è ancora fondamentale.

I macchinari usati in un calzaturificio per la produzione di un paio di scarpe sono davvero tanti, ne citiamo solo alcuni: la scarnitrice, la spaccapelli e le macchine da cucire, la premonta e la calzera, l’inchioda tacchi e la pressa per fissare le suole. Nessuna di queste macchine è in grado di lavorare senza a fianco un operatore che le guidi e le controlli.

Si può dire che le macchine costituiscono un ausilio al lavoro dell’operatore: esse aiutano gli operatori ad essere più veloci e quindi più produttivi, ad aumentare la precisione delle lavorazioni e dunque la ripetibilità della stessa ma la conoscenza e l’abilità manuale di chi utilizza i macchinari è ancora fondamentale.

Solo poche operazioni – soprattutto nella produzione della calzatura elegante, cavallo di battaglia del “made in Italy” – possono essere completamente automatizzate: è il caso della smerigliatura del fondo della tomaia montata e alla distesa della colla sul fondo della tomaia e sulla suola.

Alcune operazioni come per esempio il taglio stanno evolvendo molto in questi anni. In un calzaturificio è sempre richiesta la presenza di qualcuno che sia in grado di tagliare a mano, sia per il taglio dei prototipi – dei quali non sono ancora stati realizzati i modelli al CAD – sia nel caso in cui si debba tagliare alcuni materiali particolari (es. materiali preziosi). È pur vero che l’evoluzione dei tavoli di taglio permette di tagliare automaticamente sempre più materiali e oggigiorno è possibile vedere dei calzaturifici che tagliano anche le pelli esotiche con i tavoli di taglio. La competenza dell’operatore è comunque ancora fondamentale specialmente nelle operazioni ad alto valore aggiunto quali il piazzamento dei pezzi sulle diverse aree delle pelli. Sono stati invece automatizzate operazioni quali la raccolta finale dopo il taglio.

Nel calzaturificio: chi sono i tecnici che producono le scarpe

Le figure professionali nella fabbrica calzaturiera

La figura che precede mostra una sequenza di attività tecniche tipiche che vengono svolte in una fabbrica di calzature. Vanno chiariti alcuni punti fondamentali: in primo luogo va detto che ogni azienda è organizzata in modo differente e dunque sicuramente questo schema non rappresenta in maniera precisa l’organizzazione di tutti i calzaturifici.

Nello schema abbiamo preferito nominare delle attività e non dei ruoli, il motivo è che la medesima persona potrebbe svolgere più di una attività (ad esempio l’unico modellista potrebbe occuparsi sia dello sviluppo dei prototipi/campioni sia dell’industrializzazione).

Lo schema inoltre non dice quali attività sono svolte internamente e quali invece terziarizzate (ad esempio è frequente che l’orlatura dei prototipi sia gestita all’interno della azienda mentre l’orlatura della produzione sia data all’esterno ad una giunteria)

I momenti nel ciclo di vita della scarpa:

  1. la realizzazione dei prototipi cioè il primo tentativo di tradurre l’idea di stile in una scarpa. Il risultato è una scarpa che verrà valutata internamente e probabilmente modificata prima di essere messa sul mercato
  2. la realizzazione dei campioni: cioè delle scarpe che vengono date alla forza vendita da mostrare ai clienti per raccogliere gli ordini
  3. la produzione: una volta raccolti gli ordini si inizia a produrre. Non tutti i campioni verranno prodotti (in genere solo quelli che superano un quantitativo minimo di ordini – e questo minimo varia da azienda ad azienda) ed è comunque possibile che i clienti chiedano delle variazioni rispetto ai campioni mostrati

Nelle aziende più grandi chi realizza prototipi e campioni spesso non sono le stesse persone che si occupano della produzione. In molte aziende la produzione viene addirittura terziarizzata in toto o in parte.

I diversi ruoli tecnici in un calzaturificio:

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  • altre figure sono dedicate alla pianificazione, al coordinamento organizzativo, alla logistica interna ed esterna dei materiali e dei semilavorati, alla supervisione della produzione e al controllo di qualità dei prodotti e dei processi. Per queste figure è più difficile identificare dei corsi precisi che formino queste professionalità specifiche. A nostro parere nel sistema formativo italiano queste figure dovrebbero essere formate da corsi di livello post-secondario mediante percorsi IFTS e ITS
  • infine, ci sono le figure più propriamente produttive (taglio, preparazione e giunteria, montaggio e finissaggio). Nel sistema educativo italiano queste figure dovrebbero uscire da istituti professionali o da percorsi IeFP. Tranne pochi casi è però difficile identificare in Italia degli Istituti Professionali o dei Centri di Formazione Professionale (CFP) che siano in grado di organizzare percorsi di formazione adeguati alle necessità delle aziende.
    Il risultato è che spesso queste figure vengono ancora formate all’interno delle aziende per affiancamento al personale esperto mediante gli strumenti dell’apprendistato o con le risorse dei fondi interprofessionali (es. Fondimpresa).Ci sono in alcune Regioni esperienze di corsi di breve durata finanziati mediante risorse FSE (Fondo Sociale Europeo) o attraverso le risorse delle Agenzie del Lavoro (Formatemp)

La parola all’assocazione nazionale dei calzaturieri (Assocalzaturifici)

Abbiamo chiesto ad Assocalzaturifici di aiutarci a fare un quadro dei corsi disponibili sul territorio italiano per formare le diverse figure tecniche destinate ai calzaturifici. Il contributo che segue è stato preparato a quattro mani da Tommaso Cancellara direttore dell’Associazione Nazionale.

Sul sito di Assocalzaturifici sono inserite le scuole che offrono formazione sul calzaturiero divise per i vari livelli di istruzione.

Formazione secondaria

Si tratta della formazione specifica del triennio delle scuole superiori (soprattutto istituti tecnici).
Le scuole, soprattutto quelle delle 7 regioni in cui si trovano i distretti calzaturieri, hanno attivato gli indirizzi moda che comprendono corsi di indirizzo specifico sul calzaturiero.
Il problema rilevato è che, essendo queste classi di concorso, i dirigenti scolastici hanno l’opportunità di scegliere esperti provenienti dal settore soltanto se non ci sono in graduatoria gli insegnanti.
Questo è un peccato perché spesso non vengono forniti ai ragazzi strumenti sufficienti ed adeguati per conoscere il settore.

Per questo motivo Assocalzaturifici ha attivato un protocollo di intesa con Anpal per migliorare la qualità dei progetti di alternanza scuola-lavoro che possano garantire sia alle aziende che alle scuole una collaborazione proficua.

Formazione post-diploma

Per gli studenti diplomati il settore calzaturiero offre diverse opportunità:

Corsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore) che vengono finanziati dalle Regioni e che sono completamente gratuiti per gli studenti e vengono attivati di anno in anno sulla base delle esigenze formative delle aziende del settore. Sono terminati negli ultimi giorni corsi IFTS in Lombardia, nelle Marche, in Emilia Romagna, in Veneto per “Tecnico Calzaturiero” che saranno rifinanziati e ripartiranno nel mese di ottobre. La durata del corso è annuale (indicativamente da ottobre a luglio)

Corsi ITS (Istruzione Tecnica Superiore). Si tratta di Fondazioni che hanno all’interno aziende, università e scuole superiori e che erogano corsi sul calzaturiero, dal tecnico di processo e di prodotto, al coordinatore di collezione, al tecnico del marketing e dell’internazionalizzazione, sempre in ambito calzaturiero e moda.

Assocalzaturifici collabora e promuove:

  • ITS “Moda calzature” nelle Marche
  • ITS Cosmo in Veneto e Lombardia
  • ITS Moda in Campania
  • ITS MITA in Toscana

e fornisce, ove richiesto, expertise e docenze.

La durata dei corsi è biennale e vengono forniti crediti formativi per proseguire con l’Università. L’occupabilità dei ragazzi che frequentano questi corsi è circa dell’85%.

Per entrare nei corsi IFTS e ITS occorre fare una selezione con requisiti minimi (diploma di qualifica e lingua inglese).

Corsi privati soprattutto per la figura del modellista. Scuole come Arsutoria, Cercal e Politecnico Calzaturiero, che sono nel network formativo di Assocalzaturifici, realizzano corsi privati per questa figura molto ricercata nelle aziende calzaturiere. Funzionano molto i corsi del sabato mattina che sono indirizzati a chi già lavora in azienda e che vuole migliorare la sua posizione lavorativa.

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Da Arsutoria School a Serapian Milano e Seymechamlou con i tirocini di Fondazione Cologni

Arsutoria School supporta ormai da anni il progetto “Una scuola, un lavoro. Percorsi di Eccellenza” organizzato dalla Fondazione Cologni. Il progetto, che prevede l’attivazione di tirocini presso realtà molto importanti nell’ambito dell’artigianato, vede coinvolta la nostra scuola sia nel settore della pelletteria che della calzatura.

Arsutoria School supporta ormai da anni il progetto “Una scuola, un lavoro. Percorsi di Eccellenza” organizzato dalla Fondazione Cologni.

Il progetto, che prevede l’attivazione di tirocini presso realtà molto importanti nell’ambito dell’artigianato, vede coinvolta la nostra scuola sia nel settore della pelletteria che della calzatura.

Diverse le aziende con cui abbiamo collaborato e dove alcuni dei nostri studenti più talentuosi sono ormai parte dello staff.

Anche nell’edizione di quest’anno, 2019-2020, nonostante le difficoltà, le realtà che hanno accettato di accogliere i nostri studenti per svelare loro i segreti del mestiere sono due vere e proprie eccellenze di settore:

  • Seymechamlou, l’azienda di calzature femminili che per prima ha realizzato le creazioni dello stilista Christian Louboutin;
  • Serapian – Milano del gruppo Richemont, una delle più note maison milanesi di alta pelletteria.

Prima di svelare gli ex studenti di Arsutoria School che sono riusciti con il loro talento ad aggiudicarsi questa occasione unica, vogliamo farti conoscere più da vicino il progetto.

Che cosa è il progetto “Una scuola, un lavoro. Percorsi di Eccellenza”

Una scuola, un lavoro. Percorsi di Eccellenza” è un progetto realizzato dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, una organizzazione non profit nata a Milano nel 1995 per volontà di Franco Cologni.

Il suo obiettivo è quello di salvaguardare le attività artigianali a rischio, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di Maestri d’Arte.

A questo scopo la Fondazione Cologni promuove, sostiene e realizza una serie di iniziative culturali, scientifiche e divulgative rivolte principalmente ai giovani, di cui fanno parte anche i tirocini formativi del progetto “Una scuola, un lavoro. Percorsi di Eccellenza”.

Questi percorsi formativi sono finalizzati alla formazione di giovani talenti nell’ambito dell’alto artigianato e prevedono il loro inserimento nel mondo del lavoro.

In questa sua attività di formazione e orientamento, la Fondazione collabora con Scuole e Istituti di alto profilo, tra cui anche Arsutoria School.

Com’è costituito il progetto formativo “Una scuola, un lavoro”

Seymechamlou
Credits: @PeterElovich, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, unascuolaunlavoro.it

Il progetto formativo “Una scuola, un lavoro” si articola in tre fasi principali:

  • La selezione;

  • Il Mini Master;

  • L’avviamento dei tirocini.

Un’attenta Commissione speciale valuta le candidature e i progetti presentati dalle scuole.

Dopo aver decretato i migliori, i vincitori della borsa hanno la possibilità di accedere a un Mini Master articolato in 4 moduli che rispecchiano i temi attuali del mondo dell’artigianato:

  • Storia delle Arti Applicate;

  • Progettazione;

  • Gestione della micro-impresa;

  • Comunicazione digitale.

Al termine di questo mini-master viene attivato il tirocinio della durata di sei mesi presso la realtà artigiana prescelta e resasi disponibile, per il quale il tirocinante riceverà anche un’indennità monetaria.

Chi sono i tirocinanti Arsutoria School dell’edizione 2019-2020 

Due donne ed entrambe giovanissime, Valentina Marasco e Rita Lionetti sono le nostre ex studentesse candidate e selezionate dalla Fondazione Cologni per l’edizione “Una scuola, un lavoro” 2019-2020.

Entrambe da sempre appassionate di moda, hanno trovato in Arsutoria School e Fondazione Cologni una grandissima opportunità di crescita professionale, con l’occasione di accedere a un tirocinio formativo davvero esclusivo: Valentina presso Seymechamlou e Rita presso Serapian

Valentina Marasco – Seymechamlou 

Credits: @PeterElovich, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, unascuolaunlavoro.it

Valentina Marasco, originaria di Vigevano, ha frequentato presso di noi il corso di modelleria borse e il corso di modelleria calzature, specializzandosi come profilo tecnico modellista. Entrambi i corsi le hanno permesso di acquisire conoscenze tecniche e pratiche riguardanti pelli, tessuti e rinforzi.

Valentina è stata selezionata dalla Fondazione Cologni per accedere al Mini Master e successivamente, a partire da febbraio, al tirocinio formativo della durata di sei mesi presso l’ufficio modelleria di Seymechamlou, l’azienda di Parabiago che produce scarpe Louboutin.

A seguito della sospensione dovuta all’emergenza sanitaria, il tirocinio, ripreso a giugno, si prolungherà fino a novembre 2020.

Durante tutti questi mesi Valentina avrà l’opportunità di affiancare il tutor, Federico Barera, coordinatore dello sviluppo prodotto di Seymechamlou. Assieme ai suoi colleghi, Federico trasmetterà a Valentina la passione e la tecnica necessarie a ottenere un prodotto di alta qualità.

Apprenderà il disegno su forma, il CAD e controllerà la creazione del prototipo, confrontandosi con gli addetti alle lavorazioni taglio, orlatura, assemblaggio e fissaggio.

“In questo modo scopro le sfaccettature e i diversi aspetti di questo lavoro: artistico, tecnico e produttivo. Cerco di fare mio ogni insegnamento, così da poter realizzare le idee dei grandi stilisti, ma anche ottimizzare il lavoro per rispettare le esigenze dettate dai ritmi della produzione” – Valentina Marasco, tratto da unascuolaunlavoro.it.

Rita Lionetti – Serapian Milano

Credits: @PeterElovich, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, unascuolaunlavoro.it

Anche lei classe 1994, Rita Lionetti, di origini campane, ha frequentato presso la nostra scuola un corso per addetti al banco pelletteria.

Grazie a questa opportunità, Rita ha l’occasione di approfondire le conoscenze apprese durante il nostro corso attraverso un tirocinio formativo in una delle più note maison milanesi di alta pelletteria, Serapian Milano.

Il tirocinio è stato attivato a dicembre 2019 e terminerà a fine settembre 2020, dopo l’interruzione dovuta alla crisi sanitaria.

Rita Lionetti può approfittare degli insegnamenti della sua tutor Anna Gagliardi, nominata Maestro d’Arte e Mestiere nel 2018, da cui può apprendere le abilità artigianali e le storiche tecniche di lavorazione dell’atelier milanese, come il mosaico.

“Mi auguro di imparare a padroneggiare le tecniche di lavorazione proprie dell’alta pelletteria che da sempre connotano le creazioni Serapian. Il mio obiettivo sarà quello di interpretarle attraverso l’estro e la capacità creativa che mi contraddistinguono” – Rita Lionetti, tratto da unascuolaunlavoro.it.

Un’occasione unica per la nascita di nuovi talenti

Per chi sogna di lavorare nel mondo della pelletteria e della calzatura, un’esperienza come questa è un’occasione davvero unica e irripetibile.

I nostri studenti hanno la possibilità di conoscere da vicino i procedimenti e le dinamiche che governano il mondo dell’artigianato calzaturiero e di pelletteria, facendo incetta di esperienze e conoscenze preziose.

Riteniamo che questa occasione offerta dalla Fondazione Cologni sia la perfetta conclusione di un percorso formativo d’eccellenza, che può fare la differenza in un futuro inserimento nel mondo del lavoro e nella nascita di nuovi talenti.

GI Group e Arsutoria School, insieme per ricominciare

Per cercare di contrastare questa delicata situazione in cui ci siamo inaspettatamente trovati, abbiamo deciso di unire la nostra esperienza nel settore formazione con un partner d’eccezione come GI Group, agenzia per il lavoro leader mondiale nella cultura del lavoro e della formazione.

Per cercare di contrastare questa delicata situazione in cui ci siamo inaspettatamente trovati, abbiamo deciso di unire la nostra esperienza nel settore formazione con un partner d’eccezione come GI Group, agenzia per il lavoro leader mondiale nella cultura del lavoro e della formazione.

L’obiettivo è quello di continuare a trasmettervi conoscenza e competenze e permettere a chiunque di apprendere, anche da casa.

Perché anche se le circostanze sono momentaneamente cambiate, la nostra passione è sempre la stessa!

Ci siamo adattati ed evoluti, abbiamo rivoluzionato il nostro modo di fare scuola, ma i valori che ci guidano non sono cambiati. Anzi, se possibile, si sono consolidati ancora di più.

E la partnership con GI Group ne è la conferma.

Grazie a questa collaborazione, infatti, ci è stato permesso di mettere a disposizione online un webinar e un corso di formazione totalmente gratuiti e dare l’opportunità, a chiunque fosse interessato, di scoprirne di più sul mondo della calzatura, e più in generale del settore luxury.

Di seguito li illustriamo più nel dettaglio.

Webinar: “La Testimonianza di Assocalzaturifici”

Come espresso dal titolo, il webinar è tenuto in collaborazione con Assocalzaturifici e si terrà in data 16 giugno 2020, dalle ore 16:00 alle ore 17:00.

Se vuoi iscriverti e seguire gratuitamente il webinar ti basterà accedere al seguente link e compilare l’apposito form d’iscrizione: GI Group: La testimonianza di Assocalzaturifici.

Corso di formazione: “Introduzione al mondo della calzatura”

Il corso di formazione “Introduzione al mondo della calzatura” verrà tenuto dai nostri insegnanti nel periodo dal 18 al 29 giugno 2020, per un totale di 34 ore.

Le lezioni verranno erogate da remoto con sessioni virtuali (in videoconferenza) al termine delle quali verrà rilasciato un attestato di frequenza.

Lo scopo del corso è quello di fornire le conoscenze base sul mondo shoes, con un’introduzione alle pelli, alla forma, alla struttura e al fondo della calzatura, e una panoramica sulle soft skill necessarie per operare in questo ambito. Inoltre verranno affrontate tematiche come la sicurezza sul lavoro e i diritti e i doveri che ciascun lavoratore possiede.

I requisiti per l’ammissione sono:

  • interesse per il settore calzaturiero;

  • preferenziale esperienza anche breve in contesti calzaturieri;

  • disponibilità di connessione da remoto con pc o tablet.

Anche in questo caso, la partecipazione al corso è interamente gratuita ed è possibile effettuare l’iscrizione al seguente link: GI Group: Introduzione al mondo della calzatura.

Se hai la passione per il mondo del luxury e delle calzature, non perdere questa occasione e iscriviti subito!

Appello Scuole Arte & Mestiere Italiane

L’esigenza delle Scuole qui rappresentate è quindi quella di aprire il prima possibile un tavolo di confronto per ricercare una soluzione che, pur nel rispetto dei temi di sicurezza della salute che evidentemente sono oggi prioritari, possano venire incontro anche alle esigenze delle nostre strutture.

Alla cortese attenzione di

Presidente del consiglio

Signor Presidente/Onorevole Giuseppe Conte

Ministero della salute

Ministro Onorevole Roberto Speranza

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca

Ministra Onorevole Lucia Azzolina

Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo

Ministro Onorevole Dario Franceschini

Ministero dello sviluppo economico

Ministro Onorevole Stefano Patuanelli

Con il presente Appello, gli Istituti di Arte e Mestiere (Scuole o Accademie), con il supporto della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano, desiderano far presente alle Autorità in indirizzo, la sostanziale diversità delle nostre realtà formative rispetto alle modalità con cui vengono somministrate le lezioni da parte delle Scuole pubbliche e Università basate sostanzialmente su un insegnamento teorico, rispetto alla prevalente modalità esperienziale e pratica che caratterizza la nostra didattica.

La nostra preoccupazione deriva ovviamente dagli effetti che potrebbero avere le ultime disposizioni in materia di apertura e chiusura del sistema scolastico che se così applicate, in modo generalista, potrebbero procurare dei danni alle nostre realtà di gravissimo rilievo.

Sottolineiamo che la didattica di queste strutture formative in cui si insegnano e tramandano i mestieri d’arte della tradizione italiana, fondamento imprescindibile del nostro Made in Italy, è fortemente e prevalentemente basata sull’attività pratica di laboratorio e che gran parte delle nostre Scuole occupano un gran numero di dipendenti, aiutando inoltre lo sviluppo ed il mantenimento dell’occupazione di molti giovani che proprio per il mezzo dei nostri percorsi formativi, trovano importanti lavori in Italia ed all’estero.

A tal proposito i firmatari del presente Appello si fanno estensori della richiesta di una misura specifica per le nostre realtà, rispetto a quanto attualmente deliberato nella recente normativa (riferimento del DCPM Scuola).

L’esigenza delle Scuole qui rappresentate è quindi quella di aprire il prima possibile un tavolo di confronto per ricercare una soluzione che, pur nel rispetto dei temi di sicurezza della salute che evidentemente sono oggi prioritari, possano venire incontro anche alle esigenze delle nostre strutture.

Dobbiamo in tutti i modi evitare il danno gravissimo, in alcuni casi irrimediabile, che deriverebbe alle nostre realtà, con una perdita straordinaria di competenze e di professionalità che il Paese soprattutto in questo momento crediamo non possa assolutamente permettersi.

Certi di trovare attenzione e ascolto, ci rendiamo subito disponibili per un dialogo al fine di trovare congiuntamente soluzioni con tutta l’urgenza possibile.

Per contattare gli estensori di questa lettera si prega di scrivere a presidenza@scuolacucina.it oppure telefonare allo 0521-525257.

ALMA - Scuola Internazionale di Cucina Italiana (Ospitalità)

Presidente e CEO Enzo Malanca

SIAM 1838
(Sartoria e altro)

Direttore Daniele Piparo

Accademia Nazionale dei Sartori
(Sartoria)

Presidente Gaetano Alosio

Accademia del Teatro alla Scala
(Mestieri dello spettacolo)

Direttore generale Luisa Vinci

Arsutoria School
(Calzatura e Pelletteria)

Direttore Matteo Pasca

Associazione Villa Fabris Centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio

Direttore Giovanni Giuliari

Galdus Accademia Orafa
(Oreficeria)

Direttore Stefano Bertolina

TADS - Tarì Design School
(Oreficeria)

Direttore Andrea Maria Romano

Politecnico Calzaturiero
Scuola di Design e Tecnica della Calzatura

Direttore Mauro Tescaro

Istituto Secoli
(Moda e Sartoria)

Direttore Operativo Giorgio Secoli

MAC
Mestieri d'Arte Contemporanei

Direttore Patrizia Maggia

LAO Le arti Orafe
(Oreficeria)

Direttore Giò Carbone

Scuola Mosaicisti del Friuli
(Mosaico)

Direttore Gian Piero Brovedani

Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli
(Restauro)

Vicedirettore Lorenza Raspanti

Academia Cremonensis
(Liuteria)

Presidente Massimo Lucchi

Scuola del cuoio di Firenze
(Pelletteria)

CEO Barbara Gori

Fondazione Formoda

Presidente Lucio Marcotullio

Sacred Art School
(Arte Sacra)

Direttore Giorgio Fozzati

Con il sostegno di

Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte

Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte

Presidente Vittorio Santoro

MAM Maestro d'Arte e Mestiere

Intrecci

Direttrice Maria Cotarella

Scuola del Vetro Abate Zanetti

Direttore Martina Semenzato

Investire in una carriera di successo nella pelletteria

Come mai oggi, giovani e meno giovani, dovrebbero puntare sul settore pellettiero per la propria formazione o per perfezionare le proprie conoscenze? Perché la pelletteria è una delle voci importanti nei bilanci dei marchi più quotati al mondo e la borsa è l’accessorio moda per eccellenza, in quanto a successo presso il consumatore finale. Per […]

Come mai oggi, giovani e meno giovani, dovrebbero puntare sul settore pellettiero per la propria formazione o per perfezionare le proprie conoscenze? Perché la pelletteria è una delle voci importanti nei bilanci dei marchi più quotati al mondo e la borsa è l’accessorio moda per eccellenza, in quanto a successo presso il consumatore finale.
Per non parlare della richiesta continua di addetti che i produttori di borse manifestano ormai da tempo: «La nostra principale preoccupazione – racconta Stefano Magri di Renato Corti, nota pelletteria milanese con cui ARSUTORIA School collabora nell’ambito di un ampio progetto formativo – è preservare competenze e savoir-faire tipico della pelletteria tradizionale di alto livello».
Anche Francesca Busiello, Senior Account Manager dell’agenzia per il lavoro Quanta – con cui ARSUTORIA School ha collaborato in occasione di corsi sia per modellisti sia per prototipisti, sponsorizzato da note firme della moda – conferma il dato di un settore bisognoso di manodopera: «La richiesta di personale specializzato nel settore pelletteria è in continuo aumento: addetti al banco, tagliatori di pelle, macchinisti, modellisti sono solo alcuni dei profili più richiesti dal mercato.
Il problema maggiore con cui si scontrano le aziende quotidianamente è, infatti, la difficoltà di reclutare personale formato da inserire in azienda, quando – come accade oggi – molti addetti sono ormai prossimi alla pensione. Stiamo lottando per supportare le aziende nel ricambio generazionale, ma le offerte di lavoro superano abbondantemente le domande».

GIOVANNA GARAVAGLIA, RESPONSABILE DEL SETTORE FORMAZIONE UNIC

FORMAZIONE PROFESSIONALE

Cosa cercano oggi le aziende? Lo chiediamo a Matteo Pasca, direttore di ARSUTORIA School: «Nella ricerca del personale specializzato sono fondamentali tre aspetti: in primo luogo i cosiddetti ‘soft skill’. Le aziende cercano persone affidabili che si inseriscano in maniera positiva nel sistema di relazioni di una fabbrica e che sappiano mettere in campo attitudini personali, oltre a quelle tecniche. Il secondo grande tema è quello delle aspettative dei lavoratori: le aziende hanno bisogno di persone determinate a lavorare in un contesto produttivo, e non di chi vede la produzione come un passaggio verso lo stile o altre funzioni aziendali. Da ultimo, ma non meno importante, serve manualità e una base tecnica per inserirsi nel processo produttivo velocemente e con consapevolezza. I ritmi oggi sono troppo veloci per pensare di assumere persone senza alcuna competenza e affiancarle ai senior, come accadeva in passato”.
Proprio questi sono i cardini su cui è imperniata la formazione professionale offerta da ARSUTORIA School, come spiega Elena Scavardone, responsabile del corso Pelletteria, insegnante con alle spalle oltre 10 anni di esperienza presso alcune delle più importanti griffe della moda: «Trasmettiamo agli allievi un metodo di lavoro concreto, lo stesso che si applica nei laboratori delle grandi aziende del lusso. Da noi si impara anche la teoria, ma soprattutto la concretezza di toccare con mano e conoscere i materiali, l’importanza e la varietà dei rinforzi, le problematiche legate
alla realizzazione dei modelli e si impara a costruire con le proprie mani dei veri prototipi di borse, grazie alla presenza di un laboratorio completamente attrezzato proprio all’interno della scuola».
Un tipo di formazione che dà i suoi risultati, come sottolinea Francesca Busiello: «La partnership con ARSUTORIA, nata 4 anni fa, soddisfa esattamente la richiesta dei nostri clienti. Al termine del percorso, infatti, gli studenti più meritevoli sono inseriti in primarie aziende del comparto pelletteria con contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato o contratti di apprendistato diretti in azienda».
Lo confermano dalla Renato Corti: «Ci siamo resi conto che la cultura del nostro lavoro si può insegnare, quando invece credevamo si potesse solo trasmettere di generazione in generazione. Su 15 studenti partecipanti al progetto Renato Corti Academy in collaborazione con ARSUTORIA School, più della metà (dopo uno stage di 6 mesi) approda a un impiego in reparto modelleria o produzione. Il bilancio è ottimo!»

CONNESSIONE PROFONDA CON IL SETTORE

ARSUTORIA School non è solo la scelta perfetta per chi vuole imparare un mestiere ma anche l’occasione per immergersi a 360 gradi nel mondo della pelletteria. Lo dimostrano le tante iniziative di questi anni:
• i workshop tecnici per la realizzazione prototipi per gli studenti delle scuole di design come l’Istituto Marangoni e la Domus Academy,
• la produzione, nel laboratorio interno della scuola, di prototipi di borse da esibire nelle fiere internazionali presso gli stand delle aziende italiane di materiali,
• i workshop rivolti ai manager di importanti brand di prodotto finito,
• le visite guidate a pelletterie rinomate e portabandiera della tradizione e del lusso italiani,
• la collaborazione con UNIC, Unione Italiana Conciatori e la fiera Lineapelle (vedi il box sulla pagina precedente),
• i progetti europei quali Erasmus +Leia che inizierà a Ottobre 2019 il cui ambizioso obiettivo è di sfruttare le tecnologie digitali per la formazione delle figure professionali tecniche.

STEFANO MAGRI DI RENATO CORTI ALL’ARSUTORIA SCHOOL CON I RAGAZZI DELL’ACADEMY

L’ESPERIENZA DEGLI STUDENTI

Ma niente è meglio che ascoltare dalla viva voce della statunitense Margaret Hennessey, diplomata alla prima edizione del corso master semestrale di borse, qualche commento sull’esperienza presso ARSUTORIA School.
«Ho iniziato tre anni fa a studiare il mondo della pelletteria come autodidatta e a costruire borse seguendo corsi online, fino a quando mi sono resa conto che avevo bisogno di imparare un metodo corretto e professionale per progettare e realizzare i miei modelli.»
Perciò ha scelto di venire in Italia e frequentare il semestre formativo di ARSUTORIA School. «Per le prime dodici settimane ho partecipato al Corso per Modellista, in cui ho realizzato moltissimi campioni di borse, imparando a tagliare i materiali, a scarnire e spaccare la pelle, utilizzare rinforzi, a cucire e a fare tutti i passi necessari per realizzare un prototipo completo di borsa.
A questa prima fase è seguito un Corso di Design di 4 settimane in cui abbiamo affrontato problematiche legate al progetto di una collezione di borse, considerando tematiche legate al disegno tecnico, per poi passare al corso di 1 settimana in cui ci siamo addentrati nei concetti di branding e strategia di marketing, analizzando mercato e consumatore.
Nell’ultima parte del semestre (il Corso Making di 3 settimane) ho messo a frutto e perfezionato tutte le conoscenze acquisite in precedenza e realizzato dall’inizio alla
fine, nel laboratorio interno alla scuola, 3 borse: una tote, una clutch e uno zaino».
L’aspetto interessante dell’esperienza, Margaret lo scopre una volta tornata in North Carolina: «Ho potuto fin da subito dedicarmi al mio brand, portarne la qualità a un livello superiore. Ora vendo la mia linea online (www.margarethennessey.co), e progetto di farla crescere gradualmente, mantenendo vivo il concetto di artigianalità e cura del dettaglio e mettendo a frutto tutto ciò che ho imparato in Italia».

MARGARET HENNESSEY DURANTE I CORSI DELL’ARSUTORIA SCHOOL

Shoe Designer: come diventarlo, profilo professionale e requisiti formativi

[toc] In questo articolo vogliamo fornire una panoramica completa sul percorso di studi e la preparazione necessaria per diventare un talento nello shoe design. Shoe Designer: quali mansioni ricopre Gli shoe designer disegnano calzature per la propria linea o per il brand per il quale lavorano e prestano le loro competenze, utilizzando la loro conoscenza […]

[toc]
In questo articolo vogliamo fornire una panoramica completa sul percorso di studi e la preparazione necessaria per diventare un talento nello shoe design.

Shoe Designer: quali mansioni ricopre

Gli shoe designer disegnano calzature per la propria linea o per il brand per il quale lavorano e prestano le loro competenze, utilizzando la loro conoscenza estetica e di prodotto nel settore moda, design e calzature. Gli shoe designer in genere seguono percorsi di formazione in grado di consentire loro una familiarizzazione con i software di progettazione e di design.

Leggi anche: Software per disegnare scarpe

Informazioni essenziali per diventare uno Shoe Designer

Gli Shoe Designer usano la loro conoscenza delle tendenze nel settore calzaturiero, del making, dei materiali e del design per concettualizzare e sviluppare nuove calzature. Gli aspiranti designer di scarpe che completano il programma di laurea o di formazione tecnica possono avere un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro. E’ soprattutto con la partecipazione a corsi di natura pratica e operativa che possono davvero imparare tutte le tecniche e i segreti per diventare uno shoe designer di successo, così da avere l’opportunità di mettere in mostra il proprio talento all’interno del mercato del lavoro.

In genere, i professionisti designer dovrebbero anche costruire e implementare costantemente un proprio portfolio lavori, contenente le proprie collezioni, proprio per mostrare alle potenziali aziende e brand le proprie capacità.

Profilo carriera per un designer di scarpe

Dalla concettualizzazione al prodotto finale, i designer creano scarpe per linee di calzature nuove o esistenti. Usando la loro vasta conoscenza delle tendenze del settore, concetti di design, modelli e materiali, disegnano i disegni a mano o con l’assistenza del software CAD (computer-aided design). Una volta completati i progetti, viene creato, perfezionato e utilizzato un prototipo per creare campioni per fiere del settore e per i propri portfolio. Il livello di coinvolgimento pratico dei designer di scarpe durante tutto il processo di progettazione dipende dal loro livello di esperienza e dalle dimensioni dell’azienda per cui lavorano.

Requisiti formativi per i designer di calzature

Gli aspiranti designer di scarpe possono completare programmi di studio legati al design, ma certamente non è sufficiente per possedere una formazione completa; di fatti, un professionista completo del settore calzaturiero dovrebbe avere le giuste conoscenza anche del making di calzature. Per entrare nel dettaglio del making calzaturiero, vi sono alcune materie e argomenti utili allo sviluppo pratico delle proprie competenze:

  • Modelleria. Dall’analisi della forma alle misure proporzionali, è necessario che il professionista maker e designer di calzature sappia come coprire la forma con il nastro adesivo, rimuoverlo e spianarlo sul cartone per creare la camicia della forma. Da ciò sarà possibile applicare le cambrature necessarie per preparare la camicia per lo specifico modello, oltre a disegnare le linee di stile sulla camicia spianata e infine ricavare i pezzi con tutti i dettagli tecnici utili e necessari al taglio, alla preparazione, all’orlatura e al montaggio.
  • La conoscenza dei materiali. Oltre alla conoscenza delle misure proporzionali delle forme e dei diversi sistemi usati per la misurazione di taglie e calzate, è necessario che il professionista conosca i diversi materiali, ad esempio le pelli. Nel dettaglio è opportuno che lo stesso conosca quali finissaggi sono disponibili sul mercato e come utilizzare la stessa pelle nella fase di produzione, ad esempio nel taglio delle diverse parti dei modelli nelle sagome, con l’obiettivo di ottimizzare i consumi, mantenendo l’estetica e la qualità della calzatura.
  • Prototipia della calzatura. E’ importante inoltr,e che l’aspirante designer e/o maker di calzature sappia realizzare la propria tomaia, montarla sulla forma insieme alla fodera, incollare il fondo, tacco e suola e infine rifinire la scarpa.

E’ doveroso precisare che il making non è una parentesi nella conoscenza e nel lavoro di un designer di scarpe, ma è di fatti la parte cruciale per comprendere la reale composizione di una calzatura. Comprendere questo passaggio è fondamentale per accedere al mercato del lavoro, in quanto le competenze relative al making di calzature sono sempre più spesso apprezzate e ricercate dai datori di lavoro.

Designer di calzature. Cosa fare dopo gli studi?

Stage

E’ certamente importante poter subito mettere in pratica le proprie competenze in un posto di lavoro. Tra le occasioni più alla portata vi è certamente quella di intraprendere uno stage presso un’azienda o uno studio di design. Il consiglio che sentiamo di darvi è quello di presentarvi ai colloqui non solo con un curriculum vitae aggiornato ma anche e soprattutto con un proprio portfolio, che dovrebbe contenere dei mood board interessanti e nel caso del luxury dei bozzetti ben fatti.

La fabbrica di scarpe

Trascorrere del tempo in fabbrica probabilmente è basilare per un professionista calzaturiero. In ambienti molto vicini alla produzione è possibile approfondire ciò che si è imparato nella modelleria calzaturiera durante i propri corsi di studi. E’ proprio dentro la fabbrica che prende forma una scarpa ed è proprio qui che i bozzetti di un designer prendono consistenza.

Lanciare la propria collezione…ma non troppo presto

Ha un senso logico pensare che il fine dei propri studi in making o in design di calzature abbia come obiettivo finale la messa a mercato della propria collezione di scarpe. Ma attenzione a non buttarsi troppo presto e con poca esperienza, in quanto il rischio di avere un flop è senza dubbio molto alto. Prendiamo per questo in prestito una frase simbolica di Sophia Webster, nota designer di calzature:

Bisogna fare più esperienza possibile e sbagliare, ma con il budget di altri.”

Costruire il proprio network

Nella moda come in tutti i settori lavorativi è importante costruire le proprie relazioni. Artigiani, produttori e fornitori sono alla base del lavoro di un professionista designer calzaturiero, in quanto queste figure sono la fonte stessa del suo mestiere e in parte nè determinano il successo.

 

 Tenacia, creatività e ambizione

Vogliamo concludere questo articolo con queste tre parole chiave che dovrebbero essere alla base di tutti i sogni di un designer. I tre sostantivi, sono e saranno sempre il file rouge che lega e porta in vetta il successo di una persona nel campo della moda.

Ricordatevi sempre che:

Il successo arriva quando l’opportunità incontra la preparazione”. Zig Ziglar

Software per disegnare scarpe

In questo articolo cerchiamo di capire quali software sono utilizzati dai designer di scarpe. Prima di entrare nello specifico dell’argomento dei software da usare per il design delle scarpe è utile fare una premessa: come si diventa designer di scarpe?

Diversi tipi di design (e designer)

Crediamo sia giusto distinguere tra designer di scarpe di moda, designer di scarpe sportive (categoria nella quale comprendiamo gli sport di montagna come il trekking o l’arrampicata) e designer di scarpe per utilizzi particolari quali le scarpe da lavoro e di sicurezza. Difficile racchiudere in queste tre categorie tutte le calzature in commercio: basti pensare a chi realizza il design delle ciabatte infradito da spiaggia in plastica (le cosiddette flip-flop) o delle scarpe da bambino, chi disegna le scarpe da sposa o le scarpe da danza.

Nella categoria delle scarpe di moda possiamo far rientrare tutte quelle aziende che propongono dei nuovi articoli con la cadenza delle stagioni. Tradizionalmente due volte l’anno anche se ormai sempre più aziende lavorano su quattro lanci di collezione ogni anno, alcune addirittura sei e altre sfornano prodotti di continuo (basti pensare ai colossi del fast fashion come Zara ed H&M).

I designer che lavorano per queste aziende di solito provengono da studi di fashion design o si sono formati sul campo. Ci sono scuole che propongono corsi di design delle scarpe e in genere sono scuole che consideriamo scuole di moda. Molti designer tuttavia non hanno fatto corsi di moda ma hanno imparato ad applicare la loro creatività al design delle calzature.

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La maggior parte di questi designer continuano a disegnare usando unicamente carta e penna. Alcuni partono da una forma (l’utensile di legno o di plastica che si usa per produrre le scarpe) ci mettono sopra del nastro adesivo o un guscio di plastica (una formella) e disegnano le linee della scarpa direttamente sull’oggetto tridimensionale. Così facendo il passaggio tecnico dal design al modello sarà un poco più semplice e preciso perché il design già è fatto sulla forma che servirà poi per produrre la scarpa.

Il digitale nel design delle calzature moda

Software grafici

Alcuni designer hanno iniziato ad usare dei software di illustrazione e grafica: i più usati sono Illustrator e Photoshop della Adobe. Grazie ad Illustrator il design diventa un file vettoriale e quindi facilmente modificabile. Grazie a Photoshop è possibile scannerizzare dei materiali (es. la pelle o i tessuti) e applicare le texture scannerizzate al design in modo da realizzare un cosiddetto rendering cioè un design più simile alla realtà che oltre a mostrare le linee di stile simula anche l’aspetto finale che avrà la scarpa una volta realizzata con i materiali.

CAD 3D per la calzatura

Alcune aziende hanno iniziato ad utilizzare i software CAD 3D per il design delle scarpe di moda: è noto il caso di Tempe (Zara) dove il gruppo di oltre 50 designer di scarpe realizza il design dei prodotti con Icad3d+. Lo stesso accade all’interno del gruppo tedesco Deichmann che usa anche esso Icad3d+ o del gruppo americano Wolverine che usa Romans CAD. Il vantaggio maggiore di realizzare un design 3d nelle aziende della moda a nostro parere è legato alla possibilità di comunicare in maniera più efficace e precisa a chi produce il design ed evitare in questo modo interpretazioni ed aggiustamenti che richiedono poi revisioni e modifiche (cioè tempi e costi).

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Non solo i marchi del fast fashion ma anche un marchio del lusso come Hermes utilizza un software di design 3D (in questo caso Romans CAD) per coordinare il lavoro tra i designer e i modellisti della fabbrica. In questo caso il processo è organizzato in maniera differente: i modellisti in fabbrica in Italia ricevono le idee dai designer francesi in maniera tradizionale e realizzano dei design 3D prima di iniziare la prototipia vera e propria.

Oltre a Romans e Icad3d+ già citati, esistono altri software di design 3D usati nel settore della scarpe quali Shomaster e Procam per citarne alcuni. Tutti software che permettono non solo di realizzare il design 3d della scarpa ma anche, partendo da esso, di realizzare il modello tecnico cioè le istruzioni per tagliare i pezzi della tomaia e della fodera delle scarpe.

Il digitale nel design delle calzature sportive

Passando dal mondo della moda alle aziende dello sport le cose cambiano notevolmente. I tempi di lancio di nuovi prodotti sono diversi: l’innovazione tecnica e la necessità di garantire delle performance richiedono tempi più lunghi ai gruppi di lavoro che svolgono la ricerca, la progettazione, l’industrializzazione e i test sul campo dei prodotti messi sul mercato. Si pensi ad esempio alle flyknit di Nike che sono rimaste in incubazione per alcuni anni prima di essere lanciate sul mercato nel 2012.

I designer di calzature sportive

Chi disegna le calzature sportive? Nelle aziende dello sport è più difficile trovare designer provenienti da scuole di fashion design. È molto più frequente incontrare designer che provengono dal design industriale e dal design di prodotto. Probabilmente perché questo tipo di figure è più abituato a pensare il design in termini di funzionalità più che in termini di estetica, perché sono più abituate a fare ricerca sui materiali e hanno una maggiore familiarità con la progettazione di oggetti stampati quali la gomma o le plastiche che sono i materiali usati per le suole delle calzature sportive.

Non bisogna dimenticare che quello dello sport è soprattutto un mondo di appassionati (si legga ad esempio il libro di Phil Knight “Shoe Dog” sulla storia di Nike). È quindi frequente che le aziende dello sport cerchino il loro personale, designer compresi, tra gli sportivi stessi o tra gli appassionati delle discipline sportive. Il motivo è semplice: queste persone sanno quali sono le necessità di chi pratica uno sport perché loro stessi lo praticano con passione (si pensi non solo alla corsa ma per esempio alla arrampicata in montagna).

Anche i designer delle calzature sportive sono prevalentemente abituati a disegnare con carta e matita. D’Wayne Edwards fondatore della scuola Pensole che è stato designer in Nike, da sempre dichiara che tutto inizia da una matita (e la matita fa parte del nome della scuola che ha creato per gli appassionati di scarpe sportive). I designer che provengono da studi di design industriale sono tuttavia sempre più abituati a lavorare con i software di grafica. Così come per la moda penso che i software più usati siano Illustrator e Photoshop: probabilmente non per iniziare ma una volta messo a fuoco l’idea creativa per portare il design ad un livello più tecnico. Sempre di più inoltre le aziende dello sport richiedono ai propri designer la capacità di utilizzare i software di modellazione 3D. Nella medesima azienda – si pensi ai giganti come Adidas e Nike ma anche ad aziende quali New Balance, Asics, Brooks, Mizuno ecc. – sono usati software differenti: dai tradizionali software di modellazione 3D quali Rhino e 3Ds Max.

Rhino, Solidworks, Illustrator, e Maya

Esistono diversi software di design 3D che sono molto differenti tra loro in termini di possibilità tecniche e di costo. Una licenza di Rhino – uno dei software più utilizzati – costa meno di 1.000 Euro ed esistono plug-in di Rhino che permettono di automatizzare molte operazioni necessarie per disegnare una scarpa o una suola. Per una licenza completa dei CAD 3D calzaturieri invece (quali Shoemaster, Romans e Icad3D+) non bastano 10.000 Euro.

È possibile usare anche software gratuiti per realizzare il design 3D.

Chiaramente usando questi software ci si ferma al design 3D – e spesso ci vuole molto tempo per realizzare alcune parti della scarpa (si pensi alle stringhe o ai tasselli di una suola carro-armato) che nei software pensati per le calzature possono essere disegnate in maniera più veloce ed automatizzata. Inoltre, difficilmente sarà possibile trasmettere i dati di design a chi si occupa dello sviluppo tecnico (sia per tagliare i pezzi della tomaia sia per realizzare lo stampo di una suola).

In molte aziende questa separazione tra design 3D e sviluppo tecnico sembra non essere un problema. Non è infrequente infatti vedere aziende grandi nelle quali chi si occupa del design ha poco a che fare con chi si occupa dello sviluppo tecnico e l’azienda stessa non favorisce l’utilizzo di sistemi integrati

La stampa 3D nel design della calzatura

Una volta che è stato realizzato un design 3D gli utilizzi sono tanti: è possibile realizzare un prototipo della scarpa usando la stampa 3D. Le stampanti 3D disponibili sul mercato non sono ancora in grado di realizzare scarpe con le stesse performance di quelle prodotte in maniera tradizionale. Però sono già in grado di realizzare maquette per la valutazione estetica delle scarpe e in alcuni casi per una prima valutazione di calzata. Da un design 3D è possibile inoltre utilizzare sofisticati sistemi di rendering e realizzare delle immagini simili a delle fotografie reali. Questo apre alla possibilità di realizzare cataloghi virtuali, e-commerce e vetrine interattive nei negozi e tante altre applicazioni nelle quali il design 3D sostituisce il prodotto fisico.

La calzatura di sicurezza

Infine, vorrei spendere due parole sul settore della calzatura di sicurezza. Un mondo nel quale – in Europa sicuramente ma sempre di più anche negli altri paesi – i prodotti devono soddisfare un articolato sistema di norme che dettagliano le caratteristiche richieste ai cosiddetti dispositivi di protezione individuale (DPI). Per molti versi questo settore presenta aspetti comuni al mondo dello sport: la funzione ha importanza quanto l’estetica. Inoltre, si parla di scarpe con suole in gomma o altre materie plastiche (es. poliuretani) e con costruzioni simili a quelle delle calzature sportive, in particolare molto simili alle scarpe da trekking e da montagna.

Diversamente dal settore dello sport il settore delle calzature di sicurezza non è dominato da aziende enormi e dunque solo in pochi casi si vedono in questo settore innovazioni tecniche quali vediamo nel mondo della calzatura sportiva.

I designer delle scarpe di sicurezza provengono anche essi dal design industriale anche se molti sono tecnici di progettazione e produzione che si occupano anche di pensare il design. La gran parte lavora in maniera tradizionale con carta e matita, alcuni utilizzano i software di grafica e in alcuni casi si vede spuntare l’utilizzo di software per la modellazione 3D. In particolare se si pensa alla complessità della struttura delle suole per le calzature da lavoro e di sicurezza

Conclusioni

Insomma, il mondo delle scarpe è davvero molto ampio. Non dimentichiamo che tantissime delle scarpe prodotte ogni anno (specialmente nel Far East) sono scarpe di bassissimo valore e realizzate completamente in materiali plastici. Più ci spostiamo però verso calzature con maggiore valore aggiunto, più importante diventa il contributo di chi si occupa del design. Abbiamo visto che alcuni designer provengono da studi creativi, alcuni dalle scuole di moda, altri dal design industriale. In generale le scarpe sono ancora disegnate in modo tradizionale con matita e foglio ma sempre di più le aziende richiedono la conoscenza dei software: in molti casi software di grafica quali Illustrator e Photoshop. I software di design 3D esistono da molti anni ma soltanto da qualche anno iniziano ad essere davvero usati nelle aziende. Iniziando dalle aziende più grandi e in generale dalle aziende dello sport, ma non solo.